EPA/HOUTHIS AL-MASIRSAH TV
I media dei ribelli Houthi in Yemen hanno riportato che attacchi statunitensi avrebbero colpito un centro di detenzione per migranti a Saada, causando almeno 30 morti. Le squadre di protezione civile e della Mezzaluna Rossa continuano le operazioni di soccorso
L’ultimo attacco aereo statunitense avrebbe avuto conseguenze devastanti a Saada, nel nord-ovest dello Yemen, roccaforte dei ribelli Houthi. Le notizie riportate dai media locali parlano di almeno 30 morti in un raid che ha colpito un centro di detenzione per migranti. Questo tragico evento è stato confermato dal canale Al-Massirah, legato ai ribelli, che ha annunciato il recupero di numerosi corpi dalle macerie dell’edificio distrutto.
Il raid aereo, avvenuto in un contesto di crescente tensione tra le forze statunitensi e i gruppi militanti sostenuti dall’Iran, ha suscitato una forte condanna. Le autorità Houthi hanno descritto l’attacco come un “crimine americano”, sottolineando che le operazioni non hanno risparmiato i civili, colpendo innocenti in un luogo destinato ad accogliere migranti, molti dei quali provengono da paesi africani in cerca di sicurezza e opportunità.
Le squadre di soccorso, tra cui la Mezzaluna Rossa, sono state mobilitate per cercare eventuali sopravvissuti e assistere le vittime. Il Ministero degli Interni Houthi ha riferito di “decine di morti e feriti”, mentre la situazione sul campo rimane incerta, con le operazioni di ricerca e soccorso che proseguono tra le macerie e le rovine. La comunità internazionale osserva con preoccupazione l’escalation della violenza in Yemen, un paese già martoriato da anni di conflitto.
La guerra in Yemen, iniziata nel 2015, ha causato una delle crisi umanitarie più gravi al mondo, con milioni di persone bisognose di aiuto. Gli attacchi statunitensi sono giustificati da Washington come parte della lotta contro il terrorismo e per sostenere il governo yemenita riconosciuto a livello internazionale. Tuttavia, le conseguenze di tali operazioni spesso ricadono sui civili, alimentando il ciclo di violenza e ritorsione. La situazione rimane estremamente complessa, con una continua spirale di violenza che solleva interrogativi sulla strategia militare e sull’efficacia degli interventi esterni nel garantire la pace e la stabilità in una regione già in crisi.