
ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Ai funerali di Papa Francesco in Piazza San Pietro parteciperanno anche migranti e rifugiati. L’Ong Mediterranea ha confermato la presenza di una delegazione composta da soccorritori e persone fuggite dai lager libici
In un gesto di grande significato umano e simbolico, anche migranti e rifugiati parteciperanno ai funerali di Papa Francesco, previsti nella storica cornice di piazza San Pietro. L’annuncio è stato dato dall’ONG Mediterranea, che ha comunicato di aver ricevuto conferma dalla Prefettura della Casa Pontificia per la partecipazione di una delegazione speciale. Questo evento rappresenta un forte messaggio di inclusione e solidarietà, in un momento in cui il mondo intero si stringe attorno alla figura di un pontefice che ha sempre difeso i diritti dei più vulnerabili.
La delegazione speciale
La delegazione, composta da soccorritori e da migranti che hanno vissuto esperienze traumatiche, come la tortura nei lager libici, avrà l’opportunità di rendere omaggio a un uomo che ha fatto dell’accoglienza e della dignità umana il fulcro del suo pontificato. Papa Francesco è stato un faro di speranza per molti, e la sua morte segna un momento di lutto non solo per i cattolici, ma anche per coloro che hanno visto in lui un alleato nella lotta per i diritti umani.
Il ruolo di Mediterranea
Mediterranea, attiva nel salvataggio e nella difesa dei diritti dei migranti nel Mediterraneo, ha più volte incontrato il Papa, portando la voce di chi spesso è silenziato. La loro presenza ai funerali non è solo un tributo, ma un richiamo alla comunità internazionale affinché non dimentichi le sofferenze di milioni di persone costrette a lasciare le loro terre in cerca di sicurezza e dignità.
Un dibattito necessario
Questa partecipazione avviene in un contesto di crescente attenzione verso le politiche migratorie in Europa e nel mondo. Il gesto simbolico di includere migranti e rifugiati ai funerali di un leader spirituale così influente apre un dibattito più ampio sulla necessità di una maggiore empatia e umanità nelle scelte politiche riguardanti l’immigrazione. L’atto di riconoscere la sofferenza di chi ha affrontato viaggi drammatici per cercare una vita migliore sottolinea l’urgenza di costruire ponti piuttosto che muri.